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martedì 12 giugno 2012

Quando l'austera Inghilterra scoprì le gambe e il rock'n'roll




Se il libro avesse un indice analitico, il gioco sarebbe bell'e fatto. Sapremmo chi c'era (tutti, in senso mondano). Potremmo contarli, i magnifici protagonisti di quegli anni. Altro che fab four. Fab mille. Perché erano mille, e in ogni caso tanti, i personaggi che popolavano
la mitica Londra degli anni '60, anzi del 1966, vero anno di svolta, vera anticipazione sorridente e festaiola del più austero '68. L'anno quando tutto è cambiato - nel gaio e frivolo mondo delle mode e del costume mondano. E invece, il divertente e un po' maniacale Swinging City - Londra centro del mondo, autrice Valentina Agostinis, editore Feltrinelli, indici analitici non ne ha. E chi è avido di statistiche e di numeri può solo immaginare per approssimazione. Era dunque il 1966, e Michelangelo Antonioni, bello, elegante, nel pieno del successo, tra Deserto rosso già arrivato con strascico di eleganti polemiche e il di là da venire Zabriskie Point, era a Londra per preparare il suo film britannico Blow up. E Antonioni guarda, assorbe notizie, stili di vita, gossip, mentre la swinging London esplode. Era cominciata, secondo gli osservatori del costume, tre anni prima. Scriveva Peter Evans sul Daily Express: "La Swinging London molto probabilmente inizia alle 11,30 del mattino del 22 marzo 1963, quando John Profumo, segretario di stato, sale alla House of Commons per mentire sul suo rapporto con la modella Christine Keeler". La puritana e fredda Inghilterra avrebbe scoperto un'insospettata quantità di sesso e passioni in corso. E con lo
scandalo Profumo si apre l'allegra stagione di "sesso, droga e rock and roll" che, incrociata con l'invenzione delle minigonne, con la musica rock, le feste, il cinema ritrovato dai ragazzi del Free Cinema, trasformano Londra nella capitale mondiale dell'invenzione e del rinnovamento, e dell'Inghilterra che ha cacciato i Tories: la patria della giovinezza. Antonioni guarda. Incamera informazioni e notizie, e pensa al suo film. Per capire che cosa sta succedendo seguiamo le pagine del libro e i nomi che ci scorrono. Prima tra tutti Donyale Luna, la bellissima modella di colore. Poi i Beatles, la pop art, i Who, Michael Caine, Mark e Clare People, David Hemmings che recita Dylan Thomas, David Hockney e Peter Blake, lo stilista Ossie Davis, David Bailey con la sua bella moglie Catherine (Deneuve), Terence Donovan, Richard Lester, Mary Quant, Marianne Faithfull, François Truffat che ha appena finito di girare a Pinewood il suo Farenheit 451, mentre Kubrick sta girando 2001 Odissea nello spazio, Vanessa Redgrave che, mentre lavora con Antonioni, vince Cannes con Morgan matto da legare e mentre sugli schermi di Leicester Square si vedono Pierrot le Fou e Il dottor Zivago. Se questo vi sembra name dropping, beh è proprio vero. Ma solo perché, ovunque si colpisse, in quei luoghi e in quegli anni, si toccava qualcuno già arrivato o destinato alla celebrità di chi inventa, crea, produce novità. Valentina Agostinis, con lodevole solerzia, non perde una presenza, una tendenza, un nome. E, scivolando leggera sull'incontro tra Antonioni e Clare People, che di Antonioni sarà per qualche tempo la musa e compagna, mentre suo fratello Mark diventerà lo sceneggiatore di Professione: reporter, il libro segue passo a passo, con qualche parte molto documentata, lo sviluppo creativo di quello che prima è solo The Antonioni's Picture, poi diventa Blow up , infine scopre e ci rivela, attraverso gli occhi e le fotografie del personaggio interpretato da David Hemmings, che c'è qualcosa di nuovo, di assolutamente nuovo sotto il sole di Londra.

mercoledì 23 maggio 2012

Rock in love di Laura Gramuglia


di Elisabetta Malvagna
(ARCANA, PP. 189, 16 EURO). Il rock e' single per definizione: cosi' Linus nella prefazione di questo libro di Laura Gramuglia, una delle voci di Radio Deejay. Ma, come si sa, l'eccezione conferma la regola. Si parte cosi' con la storia, molto amara, del re del Rock e della sua Priscilla. Lei resta incinta appena il matrimonio viene consumato e nove mesi diventa mamma di Lisa Marie. Elvis, racconta la Gramuglia, ''si dichiara impossibilitato ad adempiere i propri doveri coniugali con una donna che ha avuto un figlio''. E' l'inizio della fine della loro storia d'amore, con un divorzio avvenuto quando lei e' ancora giovane e lui invece ''e' esausto, svuotato: ha appena perso la donna della sua vita''.

In questo appassionante volumetto pubblicato da Arcana non manca ovviamente la storia tra Bob Dylan e Joan Baez. Quando si incontrano, il 10 aprile del 1961 in un locale del Greenwich Village, lei e' gia' un'artista affermata. Sono due ventenni affascinanti, entrambi esili e timidi, con una passione sconfinata per la musica. Si mettono insieme due anni dopo.

Cominciano cosi' una storia che in termini di popolarita' giovera' piu' al menestrello del Minnesota. Ma, mentre Joan dedica sempre piu' tempo a questioni sociali e politiche, Bob matura la decisione di non prendere piu' parte a manifestazioni e comizi. Lentamente, le differenze inconciliabili fra i due si fanno sempre piu' nette. ''Ora che Bob ha il suo pubblico di quello caritatevole e contegnoso della Baez non sa piu' che farsene'', scrive l'autrice. Nell'estate del 1965 la relazione naufraga. Dylan si libera della compagna umiliandola pubblicamente nell'ultimo tour inglese. E non perde tempo: la sua nuova donna, Sara Lownds, e' gia' in attesa di un figlio.

Una delle prime storie d'amore del rock&roll e' quella tra Mick Jagger e Marianne Faithfull, mentre la coppia rock per eccellenza e' quella formata da Paul McCartney e Linda Eastman, che ''battono tutti gli altri per qualita', durata e purezza''.

E Yoko Ono&John Lennon? Non c'e' dubbio: e' la storia d'amore rock piu' importante del secolo. La piu' romantica e' invece quella nata tra Joni Mitchell e Graham Nash. Joni e' una donna difficile: per lei la musica viene prima di tutto, piu' della famiglia, del marito e della figlia. Siamo nel 1968 e dopo aver vissuto con David Crosby, Joni apre la sua porta a Nash. Nel giorno in cui decidono di lasciarsi, Nash scrive Simple man, per dare la sua versione dei fatti. I brani del mitico album della Mitchell, Blue, sono in bilico tra il vecchio amore, e il nuovo: James Taylor. In compenso Graham scappa con una ragazza amata da Stephen Stills.

Poi, dopo una temporanea separazione, l'ultimo supergruppo degli anni Sessanta si riunisce. E riparte proprio dai brani di Joni. ''Crosby, Stills, Nash & Young e Joni e James Taylor. Non senza sofferenza, il rock'n'roll sembra avere la meglio su tutto'', conclude l'autrice. (ANSA).

lunedì 29 agosto 2011

Rock a Venezia

di Bertrando Goio

Rock a Venezia? Perché no? La città, meta annuale di milioni di turisti che brulicano tra ponti, calli e chiese alla ricerca di un morso di magia, è anche il luogo dove si svolgono le storie di VeniceRock'n'Roll, il nuovo libro di Paolo Ganz, maestro indiscusso del blues italiano. Armonicista di grande talento, autore di metodi musicali che hanno fatto storia, il musicista veneziano è alla sua terza fatica di narratore, dopo il successo di Nel Nome delBlues e Calle dei Bombardieri. Il nuovo libro, organizzato per racconti come i due precedenti, narra le vicende dell'autore che, appena ragazzo, coltivava i sogni di gloria attraverso la musica americana che negli anni '60 stuzzicava ed esaltava la fantasia di tanti giovani squattrinati musicisti (oggi non è molto diverso: i sogni abbondano, un po' meno i quattrini!) proiettandoli verso tentativi più o meno riusciti di far conoscere il loro talento. Lo sfondo è il piccolo mondo, un po' chiuso e ancora un po' arcaico della Laguna, dove questi simpatici musicanti scapestrati si dannavano l'anima in cerca di strumenti a poco prezzo, di posti dove provare e quindi di palchi su cui mostrarsi. La musica è il grande sogno in cuiPaolo Ganz ci proietta attraverso le pagine diVenice Rock'n'Roll, con una verve e una freschezza senza pari. Leggendo le sue “bluesadventures” sembra di essere proiettati nei posti descritti, in mezzo alla gente e si respira quell'aria di salmastro misto a speranza che invadeva prepotentemente i sogni di questi adolescenti che vedevano in una chitarra la chiave per aprire le porte del mondo. Sale prova improvvisate, batterie costruite con i fustini di detersivo, amplificatori gracchianti e una voglia mista a terrore batticuore nel momento dell'esibizione. Aneddoti picareschi, il vino che sciacqua le gole, storie di quartiere... In breve, come recita il sottotitolo, “avventure e vigliaccate di pirati della Laguna”. E poi lo sfondo dei personaggi caratteristici e spesso improbabili, tra baristi, altri musicisti, amanti, puttane, vicini di casa... e un mondo che stava scomparendo. Già, un mondo che viveva ancora ma che ormai cedeva il passo alla modernità e al “nuovo”, aprendo altri orizzonti ma abbandonando la poesia. Nei racconti di Venice Rock'n'Roll si sente sempre, infatti, quella vena di malinconia e di rimpianto, tipica dello scrittore veneziano, che trova la trama vibrante dei suoi racconti pescandola nella tenerezza della memoria. Rimpianti? Nostalgie? A volte sì e a volte no: era un mondo che di certo ha permesso a tanti di coltivare sogni e a tanti di questi ha dato un aut-aut dicendo: o la vita o i tuoi sogni.

Paolo Ganz, Venice Rock'n'Roll, Fernandel Editore, 2011. Prezzo di copertina: 14 euro

giovedì 3 febbraio 2011

Anni '60, la nostalgia fa clic


Carnaby Street e la Swinging London, Mary Quant che presenta la sua minigonna in un night, il Cantagiro e Caterina Caselli. Ma anche mostri sacri del cinema come Orson Welles e Jean Luc Godard. E i facchini dei mercati generali, i primi emigranti italiani a Lugano e la veglia per Jan Palach, lo studente che si dette fuoco dopo l'invasione sovietica che stroncò la Primavera di Praga. 


Tornano ad accendersi sensazioni e umori del passato sfogliando le 80 foto in bianco e nero, che vanno dal 1964 al 1969, racchiuse nel volume "Anni felici" (Postcart) di Mario Orfini che sta arrivando in libreria. Produttore e regista (da "Porci con le ali" di Paolo Pietrangeli a "Il portaborse" di Daniele Luchetti), Orfini è stato uno dei più brillanti fotografi di reportage degli anni Sessanta: fotografava soprattutto per "L'espresso", ancora formato lenzuolo, accompagnando Camilla Cederna al Giro d'Italia o a intervistare Eugenio Montale e Salvatore Quasimodo, documentando l'esplosione della cultura beat e la contestazione giovanile dal primo raduno nazionale dei "capelluti"- ossia i capelloni - vicino Novara nel 1966 alle assemblee degli studenti all'università di Milano, contro la riforma Gui. Erano "anni felici" quegli anni dell'Arcobaleno, come li chiama il giornalista Mario Nicolao nell'introduzione, in cui tutti erano interessati a tutto: c'era una giostra che girava vorticosamente, il nuovo arrivava da ogni direzione e sembrava davvero che il convergere di queste spinte creasse un'avanzata collettiva inarrestabile.

All'epoca Mario Orfini era un ragazzo arrivato da Chieti, Abruzzo, a Milano, dove si arrangiava facendo il correttore di bozze per una casa editrice. Un giorno lo licenziano ma - le cose al tempo correvano veloci - lui decide di rifarsi offrendo una bella cenetta al suo coinquilino. Che si chiama Mario Dondero, ed è un fotografo e ritrattista già affermato. Sarà il suo maestro: Dondero (oggi una leggenda vivente, in Italia e all'estero) presta a Orfini la sua preziosa Leica, lo porta in giro per Brera e il Bar Giamaica, il famoso caffè raccontato da Luciano Bianciardi ne "La vita agra", gli presenta un altro grande mago dell'obiettivo, Ugo Mulas. Adesso Orfini è pronto per gettarsi nella mischia.

Nel libro, copertina cartonata black con un'euforica Caselli in casco biondo d'ordinanza, le foto in movimento restituiscono con euforia il clima di quegli anni. Ecco il free jazz di Steve Lacy, Charles Mingus e John Coltrane a Milano e l'austera Juliette Gréco, musa esistenzialista dei cantautori nostrani (dopo esserlo stata di Sartre e Camus). Allora era casa Feltrinelli, in via Andegari, il salotto letterario più in voga di Milano, e Orfini ritrae Inge e Giangiacomo che ricevono con tutti gli onori Jack Kerouac e James Baldwin.

C'è un ritratto sorprendente di Salvatore Quasimodo, premio Nobel per la letteratura, quasi del tutto nero. Unico lampo, quello dell'accendino con cui il Maestro si accende la sigaretta. Dal glamour dello spettacolo l'obiettivo si allarga poi ai primi fermenti studenteschi, universitari con facce e abiti da cinquantenni occupano aule armati di ciclostile e brandine militari. Ma dietro l'angolo c'è la minigonna, i colori, la fantasia e la libertà delle ragazze che si scatenano in massa nello shake e nel twist. E ci sono Pier Paolo Pasolini, Gian Maria Volontè, Jean Luc Godard. Il bello è appena cominciato.