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giovedì 25 agosto 2011

Bruce Springsteen: il 25 agosto del 1975 usciva "Born To Run" (Video)



martedì 8 febbraio 2011

Jules Verne, un falso scrittore per ragazzi



8 febbraio 2011 - Molti lo ricorderanno come Giulio Verne, una stravagante nazionalizzazione, che ha fatto sì che molti ragazzi siano cresciuti credendolo un autore italiano.

Jules-Giulio è nato nel 1828 a Nantes, città sulla Loira a pochi chilometri dall’oceano, esattamente oggi, 8 febbraio. Acque di terra e lo spazio infinito dell’Atlantico hanno, da sempre, cibato il suo sguardo. Il padre l’avrebbe voluto avvocato ma la perniciosa frequentazione con Alexandre Dumas, anche lui ribattezzato Alessandro(!), lo convinsero a dedicarsi all’attività letteraria.

Forse la Francia si è persa un avvocato ma si è ritrovata un genio assoluto dell’immaginazione applicata alla scienza.
Una fortuna per tutti.

Suo mentore fu, senza dubbio, Pierre Jules Hetzel, piccolo grande editore e geniale illustratore. A lui si debbono le interpretazioni disegnate di molti romanzi di Jules, raccolti in volumi titolati Voyages Extraordinaires.
Verne era affascinato dal viaggio di scoperta ma non s’avventurava mai in un racconto senza prima aver raccolto tutte le informazioni scientifiche disponibili. Un grande divulgatore diremmo oggi ma, forse più propriamente, il fantasioso librettista della ricerca pura. Opere intriganti nelle quali la creatività si fondeva con le scoperte più avanzate, dove il lettore dell’epoca ritrovava i solidi principi della scienza disciolti in avventure poco credibili eppure possibili.
20.000 sotto i mari” è il romanzo che lo consacra, con “Il giro del mondo in 80 giorni” prende per mano il lettore e lo accompagna nell’avventura a lui, Jules, più congeniale, “Viaggio al centro della terra” è l’apoteosi romanzata della curiosità che sconfigge le paure claustrofobiche, “Dalla terra alla luna” è la sua opera più citata a far data dal 20 luglio 1969, quando l’uomo mise piede davvero sulla superficie lunare.

Da anni è considerato l’inventore della “fantascienza” ma gli rende maggior merito uscire dal neologismo e parlare di un autore con la sfrenata fantasia di un bambino e la pacata consapevolezza che la scienza renderà tutto, o quasi, possibile.
Eppure, una delle opere più meritorie di Verne, che divenne un libro pubblicato nel 1882, è dedicata a Cristoforo Colombo. Lo descrisse, è vero, come un eroe epico ma non tralasciò di studiare sui documenti originali e sulle riproduzioni di lettere e dispacci dello stesso Colombo nonché sul diario, andato perduto e riscritto da monsignor Della Casa, del navigatore genovese. Il fascino “dell’avventura delle avventure” e del suo interprete filtrato dal quotidiano realismo delle prove scritte. Come sempre.
Morì male, a 77 anni, quasi cieco e inchiodato, ironia della sorte, su una carrozzella alla quale fu costretto da un nipote demente che lo aveva gambizzato.

James Dean, il mito della gioventù bruciata

L'ANNIVERSARIO. Una delle icone ribelli del secolo scorso. Berlino gli ha dedicato una mostra. Oggi avrebbe compiuto 80 anni ma morì che ne aveva appena 24 e tre film alle spalle. Ne era uscito solo uno, ma bastò a consacrarlo

Se il destino non l'avesse aspettato alle 17.49 del 30 settembre 1955 all'incrocio tra la Route 41 e la 46 a Cholame in California, oggi James Dean avrebbe compiuto 80 anni. La sua Porsche Rs Spyder 550 metallizzata, che lui aveva ribattezzato «Little Bastard», piccola bastarda, si scontrò con una Ford guidata da uno studente di 23 anni, Donald Turnipseed. Un quarto d'ora prima Jimmy era stato fermato da una pattuglia della polizia per guida pericolosa ed eccesso di velocità. Multato di venti dollari, era ripartito per Salinas, dove voleva seguire una corsa automobilistica. Non ci giunse, perché la Ford gli tagliò strada. E pensare che non correva nemmeno troppo, 55 miglia, 90 km orari, come rilevarono gli agenti. Morì durante il trasporto all'ospedale. Aveva 24 anni. E tre soli film alle spalle, ma che l'avrebbero consegnato al mito, facendolo diventare una delle icone ribelli del secolo breve.
In realtà, in quel momento, di film ne era uscito appena uno, nella primavera precedente, La Valle dell'Eden, di Elia Kazan. La sua tragica fine funzionò – cinicamente - da lancio per il secondo, Gioventù bruciata di Nicholas Ray, mandato in sala nemmeno un mese dopo, il 27 ottobre. Mentre il terzo, Il gigante di George Stevens, che era ancora in lavorazione, venne completato con una controfigura e messo in circolazione un anno dopo, quasi in coincidenza con l'anniversario della morte.
In tutti e tre i film Dean interpretava ruoli di giovani tormentati, ipersensibili, nevrotici, introversi, infelici, incompresi, divorati da un'inspiegabile inquietudine interiore che li porta verso l'autodistruzione. Personaggi che fecero di lui immediatamente un mito in cui, negli anni delle ansie create dalla Guerra Fredda e dalle ossessioni atomiche, la gioventù americana si rispecchiava. A quella generazione andavano stretti i modelli dell'era precedente. Sono gli anni in cui esplode il rock'n'roll con Chuck Berry, delle bande dei motociclisti che attraversano l'America, delle gang giovanili che si sfidano nelle periferie della grande città. Sono gli anni di altri film ribellistici, oltre alla trilogia di Dean, come Il seme della violenza di Richard Brooks (che nel 1955 lanciò Rock around the clock), Il selvaggio di Laszlo Benedeck con Marlon Brando, del musical West Side Story (la prima fu il 26 settembre 1957 e poi divenne un celeberrimo film nel 1961 con la regia di Jerome Robbins e Robert Wise).
Dean, come nel 1982 raccontò splendidamente Robert Altman nel film Jimmy Dean, Jimmy Dean, tratto da una commedia di Ed Graczyk, divenne il catalizzatore di speranze, sogni, illusioni, frustrazioni, aspirazioni irrealizzabili dei ventenni degli anni Cinquanta.
Se il cinema creò la sua icona, a conservarla ci pensò la fotografia, di cui lo stesso Dean era appassionato (fu lui a «contagiare» Dennis Hopper sul set di Gioventù bruciata). Gli scatti di Dennis Stock, Phil Stern e Roy Schatt, a partire da quelli famosissimi in cui cammina in mezzo a una strada, il primo con la cicca in bocca, le mani in tasca ma con i pollici fuori, il biondo ciuffo ribelle, gli abiti largi e spiegazzati (di Schatt), il secondo sempre con le mani in tasca, ma del cappotto, e la sigaretta in bocca, sotto la pioggia, con l'ombra che si proietta davanti a lui sul fondo stradale bagnato quasi come una premonizione dell'imminente destino fatale (di Stock), per oltre mezzo secolo sono entrati nelle stanze, nei bar, nei ritrovi giovanili sotto forma di poster, di specchio, di foto che tapezzano e ricamano le pareti.
E a queste foto il museo The Kennedys di Berlino, per celebrare l'ottantesimo anno della nascita di Dean, ha ora dedicato una mostra, aperta ancora sino a fine settimana. In 15 fotografie, alcune delle quali profondamente ancorate nella memoria collettiva, è illustrato il segreto del fascino del «Dean Style». Quello che lo ha fatto entrare tra le grandi icone del Novecento, accanto a Marilyn Monroe, Jim Morrison, John Lennon, eroi di un'inquietudine mai sopita e che si rilancia di generazione in generazione. Quello che fece a dire di lui ad Andy Wharol che era «l'anima malata e bella del nostro tempo».

domenica 6 febbraio 2011

Musica: i 70 anni di Little Tony, mezzo secolo fa a Sanremo con 24 mila baci










Negli anni successivi partecipera' (sempre con grande successo) essenzialmente a trasmissioni di revival riproponendo un personaggio che il pubblico non ha mai smesso di amare. Negli anni ottanta, insieme a Bobby Solo e Rosanna Fratello, forma il supergruppo I Robot (dalle loro iniziali) che riscuote un certo successo, presentandosi anche a Sanremo. Nel giugno degli anni 2000 e 2001 ha condotto, su Canale 5, il varieta' musicale 'I ragazzi irresistibili', insieme a Maurizio Vandelli, Rita Pavone e Adriano Pappalardo, nel quale ha interpretato un repertorio di canzoni che hanno segnalo la storia della musica dagli anni sessanta. Nel 2001 si esibisce al Concerto di Primavera tenutosi al Taj Mahal, casino' di Atlantic City, insieme a Mario Merola, Anna Calemme, Mino Reitano. Nel 2003 partecipa di nuovo al Festival di Sanremo con 'Non si cresce mai' in coppia con Bobby Solo. Nel 2004 canta insieme a Gabry Ponte il brano 'Figli di Pitagora'. Il 23 aprile del 2006 lascia col fiato sospeso il mondo della musica e tutti gli italiani, quando viene colpito da un infarto (che supera brillantemente), durante un concerto tenutosi al "Contessa Banquet Hall" di Ottawa e organizzato per la comunita' italo-canadese. Nel 2008, nel segno di una completa ripresa, partecipa di nuovo al Festival di Sanremo col brano dal titolo non casuale.

martedì 25 gennaio 2011

Jaguar festeggia i 50 anni della E-Type


A Ginevra partono le celebrazioni per la regina delle sportive inglesi
Di Fabio Garmelli

15 marzo 1961: al Salone di Ginevra debutta laJaguar E-Type, la coupé inglese destinata a diventare l’icona dell’automobilismo sportivo britannico, con il suo lunghissimo cofano anteriore, l’abitacolo compatto e arrotondato in coda e una purezza di linee (opera di Malcolm Sayer) testimoniata dalla sua esposizione permanente al Museum of Modern Art (MoMA) di New York. Per celebrare i 50 anni della Jaguar E-Type la Casa britannica ha programmato una serie di iniziative speciali che partono proprio dalSalone di Ginevra 2011 (3-13 marzo), dove sarà allestita una zona dedicata alla storica vettura. I festeggiamenti proseguiranno nell’edizione 2011 del Goodwood’s Revival e dell’omonimo Festival of Speed (30 giugno-3 luglio), al Silverstone Classic (22-24 luglio) oltre che nel californiano Pebble Beach Concours d’Elegance (21 agosto) e durante la tre giorni in pista del Nurburgring Old Timer Grand Prix (12-14 agosto).

L’importanza della Jaguar E-Type, definita dallo stesso Enzo Ferrari come "L'auto più bella mai costruita”, è testimoniata anche dal successo riscosso presso i personaggi e le celebrità della sua epoca, come George Best, Brigitte Bardot, Tony Curtis e Steve McQueen, tutti clienti della “E”. Diventata simbolo della Swinging London degli Anni ‘60 assieme alla Mini, ai Beatles e alla minigonna di Mary Quant, la Jaguar E-Type ha saputo ammaliare i suoi contemporanei e affascinare i collezionisti di oggi, sempre in cerca di un esemplare in ottime condizioni dei 70.000 prodotti. Rimasta in produzione per 14 anni, la Jaguar E-Type è tuttora responsabile dello stile e delle linee arrotondate che caratterizzano le Jaguar moderne, a partire dalla Jaguar XK che ne rappresenta la discendente ideale. Oltre a questo la E-Type verrà ricordata per il suo 6 cilindri in linea da 269 CV che le permetteva di arrivare a 240 km/h e che la rendeva l’auto di serie più veloce al mondo, con un prezzo base di 2.256 sterline inferiore alla maggior parte delle concorrenti. Buon compleanno E-Type, eredità tangibile del fondatore Sir William Lyons!