giovedì 24 maggio 2012

Favole rock dalla Sardegna dei Tazenda Esce «88», tradizione e progressive



Nel disco dodici tracce inedite, l’anima sarda e la curiosità meticcia, l’amore e il dolore. Una melodia antica e un suono internazionale

di Marco Mangiarotti




Sant’Antioco, 24 maggio 2012 - Nello studio vintage dell’isola nasce «Ottantotto» (Vida), ambizioso lavoro dei Tazenda. Forte senso identitario, anima etno-rock d’autore, grido potente. Quelli che tutti ricordano con Pierangelo Bertoli e Andrea Parodi a Sanremo. Ebbero un giusto e straordinario successo, poi Andrea andò per la sua strada, il gruppo continuò coerente la sua, popolare e pop. Andrea ritornò per una storica Reunion prima di lasciarci. Suo figlio Luca oggi si occupa di loro e il cerchio di amicizia e condivisione si chiude. Beppe Dettori (voce), Gigi Camedda (piano, tastiere moog, programming), Gino Martelli (chitarre, tastiere, programming), hanno chiamato in Sardegna anche Lele Melotti e Paolo Costa, che si aggiungono all’ottima band.

Tradizione e progressive, moog, honky piano e hammond, programmazioni e noise, convivono nel mondo complesso e contemporaneo di «Ottantotto», dodici tracce inedite, l’anima sarda e la curiosità meticcia, l’amore e il dolore. Una melodia antica e un suono internazionale. Li incontro a Sassari, che è il loro territorio (Beppe è di Stintino), il logudurese è la lingua dolce, il barbaricino quella dura (il sassarese la lingua buffa). «Veniamo da lontano, da Genesis e Beatles — racconta Gigi — e ritrovare al Vintage Studios la memoria di suoni meravigliosi ha scatenato la nostra libertà creativa».

Le canzoni sono piccole storie. «Bennennida» è il benvenuto alla vita, «Tre piccoli avvoltoi» invece la storia vera di tre piccoli geppi curati e liberati, ma avvelenati dai pastori (se crescevano potevano nutrirsi dei loro greggi). «È una ninna nnna che cerca di esorcizzare il male». «Perdera o Costera» parla dei dubbi della vita, «Ischidados» significa risvegliati e si occupa di spiritualità. Il nuovo e il cambiamento spuntano con «Sa luna noa», la luna nuova. «Mielacrime» è il singolo e dice “possano le mie lacrime amore amare ogni cosa”. L’alieno di «Vengo da un altro mondo» anticipa «88», che «parla di noi, di amici che ricordano le cose, le belle e le brutte» (Gino canta in inglese). «Trenos de iberno» è un viaggio sui treni d’inverno, «che vanno alla rovescia, come la vita». L’Ave Maria di Maria Carta si mescola a «Mamoiada», la straordinaria voce recitata di Matteo Belli porta a teatro «Il mostro e la libellula». «Traos» è tori. Tori infuriati. «Il sogno in cui abbracciamo anche Andrea». Davvero bello.

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