lunedì 29 agosto 2011

Addio vecchie cabine, rottamate dai cellulari :(


di Simone Finotti

Ma chi le usa più, ormai, le cabine telefoniche? A tutti noi capita di pensarlo, magari mentre, facendo due passi nel quartiere, costeggiamo gli scheletri mezzo bruciacchiati di quei gabbiotti in plastica e vetro che, solo pochi anni fa, erano ancora presi d'assalto da un'umanità disparata. Tutti le usavano, senza troppe distinzioni di sesso, età, fascia sociale.
E i grandi utenti, finito il tempo dei gettoni scanalati, si misero a collezionare le schede plastificate, con occhio di riguardo alle tirature limitate. Per alcuni lo squillo dalla cabina era una necessità, per altri una piacevole consuetudine quotidiana, come il caffè o la sigaretta dopo pranzo. Senza contare quelli per cui, diciamolo sottovoce ma diciamolo, le cabine erano veri e propri confessionali a cielo aperto dove scappare quando il telefono di casa era… troppo sotto controllo. Oggi però sembra proprio essere arrivato il momento della pensione. I numeri sono impietosi: usiamo le cabine il 90 per cento in meno rispetto al 2001, e da otto postazioni su dieci partono appena tre chiamate al giorno. Troppo poco, e non poteva essere altrimenti in un Paese tra i primissimi al mondo per diffusione di telefonini (quasi due per persona, secondo quanto riferisce un’indagine Eurostat). E così nelle scorse settimane l'Agcom, Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, ha dunque autorizzato Telecom a dismettere tutti i telefoni pubblici (in tutto 130.000) in eccesso, con la sola eccezione delle cabine ubicate in scuole, caserme e ospedali, e per quelle per cui cittadini e comuni faranno richiesta.
Già, perché alcune di esse potranno salvarsi «in corner» se interverrà qualcuno a segnalarne l’utilità: cittadini ed enti pubblici e privati dovranno però inviare una petizione all'indirizzo email cabinatelefonica@agcom.it. E anche se l'autorizzazione di Agcom conferma in realtà un trend già ben avviato (dieci anni fa le cabine erano più del doppio rispetto ad oggi), e perfettamente in linea con quanto accade nel resto dell'Europa, viene impossibile, soprattutto ai più nostalgici, non pensare a un altro pezzo della nostra storia che se ne va, e all'ennesimo oggetto destinato ad essere inglobato nei viluppi del vintage e del cult e a rimanere solo nei film o in qualche mostra di design urbano.
Un tempo ce la prendevamo, ma in fondo avevano un loro fascino anche le lunghe attese, di regola sotto il diluvio o arsi da un sole cocente, cui ci sottoponeva il furore logorroico degli utenti davanti a noi. Come pure sono state il set di tante scene madri di pellicole hollywoodiane. Anche la fila per una cabina, in fondo, era un modo per fare società.

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