martedì 5 giugno 2012

per le strade del vino di Mendoza a bordo di una Citroen 2 cavalli -







Pubblicato da: Valentina M.
per http://www.travelblog.it




La mia Citroen 2 cavalli mi aspetta all’aeroporto dove, appena uscita, mi accoglie il meraviglioso profilo delle Ande ed un cielo il cui azzurro è intenso e profuma di bucato fresco. La mia destinazione è Mendoza città per lasciare la valigia, rinfrescarmi e cominciare subito il giro per le strade del vino. L’auto d’epoca che mi accompagnerà per tutto il fine settimana è un’avventura in sé. La prenotazione online è andata benissimo e ad aspettarmi agli arrivi c’è un simpatico ragazzo che in poche parole mi spiega i segreti di questo gioiello.

Ho sempre sognato poter provare questa auto tanto evocativa di un epoca.


L’idea della 2CV nacque nell’ottobre del 1935 … la vettura doveva avere queste caratteristiche: due posti a sedere, un consumo di tre litri di benzina ogni cento chilometri, portare 50 chili di patate o una damigiana di vino, una velocità massima di 60 km ora, percorrere strade accidentate, essere guidata da donne neopatentate e … portare sul retro un paniere d’uova senza romperle… al Salone dell’ottobre 1948, la 2CV, tra lo stupore e le ironie della stampa, vede la luce: ma nel 1951 il tempo di consegna era già di un anno e mezzo! …

Quando ancora queste auto circolavano, non avevo l’età per guidarle, quando mi è arrivata la patente, già erano auto d’epoca, piacere solo per quei pochi che ne possedevano una. La mamma del mio fidanzatino della prima elementare ne aveva una arancione e la prima mezz’ora di viaggio verso l’albergo mi invadono ricordi sepolti di un tempo lontanissimo. Così mi immergo nella mia infanzia mentre un comodo navigatore mi guida verso il centro città. Il percorso che ho scelto è relativamente comodo: Maipù è la prima zona di cantine che si incontra uscendo da Mendoza a circa 6 chilometri e Lujan de Cuyo a una ventina di chilometri. Voglio godermi la guida, il tettuccio aperto il sole ed il vento tra i capelli.

Scelto l’obiettivo, prendo confidenza con la geografia del posto e mi accorgo che, guardando le montagne, è molto facile orientarsi. Spengo il navigatore e mi addentro nelle stradine di campagna, quelle strade secondarie che un computer non ti selezionerà mai perché manca di intelligenza sensoriale! Senza soluzione di continuità si avverte l’avvicinarsi delle cantine per l’intenso odore di mosto e damigiana umida. Chi, come me, è cresciuto in una regione vinicola, sa di cosa parlo. I colori dell’autunno mi accompagnano; la vendemmia con le sue frenetiche attività e feste è finita da un po’, si respira la sonnacchiosa attività di chi aspetta lo sviluppo in botte del vino nuovo.

Decido di visitare due delle cantine tradizionali dell’Argentina, Luigi Bosca e Norton e, sulla strada, ritorno a vedere una cantina il cui vino è stato tra i primi sapori che ho conosciuto in Argentina, Weinert. Delle cantine che visito però, una mi resta nel cuore. Non è l’effetto della degustazione quanto la presenza dei proprietari e dell’enologo che travolgono letteralmente i miei sensi. Infatti, non è comune che siano i proprietari a ricevere i turisti, meno l’enologo! Invece Giuseppe, un veneto che lavora tra Mendoza e l’Italia, mi racconta e si racconta attraverso il carattere dei suoi bianchi. Come molti emigranti, anche lui cerca di ricreare sapori e sensazioni conosciute. Mendoza è tutta così, il sogno degli emigranti di ritrovare una parte delle proprie origini attraverso il gusto del vino.

L’esperienza da Caelum (questo il nome della cantina dove lavora Giuseppe) è intensa. Dopo l’assaggio dei tradizionali Cabernet, Malbec etc. Giuseppe mi porta in cantina e mi fa provare i vini recentemente posti in damigiana. Mi faccio nuovamente sopraffare dai ricordi: una porta di legno cigolante e la cucina scura di Remigio, il contadino vicino di casa. Le damigiane stavano in uno sgabuzzino in una zona lontana e fresca ma l’odore inconfondibile impregnava tutto, anche i vestiti di Remigio. Il vino si beveva dalla botte, non io che ero piccola ma i grandi. Ringrazio emozionata queste persone che, come allora, si dedicano anima e corpo e dalla terra traggono soddisfazione, energia e proiezione verso il futuro.

Mi abbandono alla guida, il sole al tramonto, una cassa di vino nel baule e la speranza di tornare presto tra questi vigneti dove, ogni anno, nascono gioielli nascosti, piccole produzioni artigianali, vini che vincono premi a livello internazionale e spesso sono prodotti con l’obiettivo di essere esportati più che venduti al mercato locale. A Mendoza non si può non venire, ogni volta che ritorno, ne sono sempre più convinta.

Informazioni utili.

Per organizzare un viaggio a Mendoza, io raccomando Aerolineas Argentinas anche se l’andato o il ritorno si può fare in comodi pullman che viaggiano di notte (per risparmiare tempo e denaro). Per dormire in città, potete scegliere un’opzione elegante ad un prezzo ragionevole (B&B Italia) altrimenti potete dormire in campagna, nella zona di Chacras de Corias. Io non ho provato ma mi hanno raccomandato la Posada Borravino e la Finca Adalgisa, tutti piccoli hotel di charme raggiungibili in auto e vicini alle cantine di Lujan de Cuyo. Se volete provare e scoprire qualche vino particolare, le domeniche alla sera, l’agenzia Amapola organizza winelounge, una serata di degustazione di vini poco conosciuti. Tutti i consigli, i posti, incluse le cantine che ho menzionato in questo e nel precedente post si devono prenotare, se non avete molta familiarità con lo spagnolo ma parlate inglese, nessun problema, altrimenti prenotate già dall’Italia. Le indicazioni (contatti e telefoni) di molte cantine le trovate su TripAdvisor.


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