mercoledì 15 giugno 2011

Lucio Battisti: l'album Amore e non amore


Un album ambizioso realizzato nel 1970. In collaborazione con PFM, Radius e Baldan Bembo. Chi ha sempre snobbato il cantautore potrebbe cambiare idea. La recensione dal blog di Riccardo Storti



Era - sì e no - il settembre del 1970, quando il nazionalpopolare Lucio Battisti, fresco di successo (Fiori rosa, fiori di pesco,Il tempo di morire... Continuo o possono bastare?), decide di ripartire con un lavoro ambizioso. Riunisce i migliori di sempre, quelli che gli avevano assicurato il suo sound e si chiude in saletta.

Con lui, il nucleo della futura PFM (Di Cioccio, Mussida, Piazza e Premoli), Radiuse Baldan Bembo, il tutto coordinato da un mago alla regia, Valter Patergnani. L'idea prenderà sempre più forma, seduta dopo seduta: la semplicità sarà l'ingrediente primario del miracolo, secondo una formula inedita per il nascente mercato a 33 giri.

Quattro canzoni più quattro brani strumentali. Le canzoni guardano al soul e al rhythm'n blues, ma anche al rock - più duro - dei Led Zeppelin, Cream e Creedence Clearwater Revival. Classici di nicchia Dio mio no, Una, Se la mia pelle vuoi e Supermarket. Gli strumentali, invece, glissano dal format per un'ipotetica colonna sonora alla fusion lounge, tra coloriture psichedeliche e passaggi arditi densi di dissonanze, con lo stesso Battisti sul podio a dirigere l'orchestra. Il prodotto di questa avventura si chiama Amore e non amore, controverso album che nel 1971 fece storcere il naso agli assuefatti dalle "dieci ragazze" di rito. Sì, avete già capito benissimo: un Battistiprogressive per forza?

Possibile risposta all'interrogativo potrebbe offrircela l'ultimo saggio diDonato Zoppo, Amore, libertà e censura. Il 1971 di Lucio Battistipubblicato recentemente da Aereostella. Dico possibile, proprio perché l'analisi di Zoppo ha il suo centro nell'indagine minuziosa e particolare del making di Amore e non amore (definito album, comunque, seminale del neonato prog italiano). Però l'ordito è filtrato dall'analisi delle simpatie musicali di Battisti, attraverso le testimonianze di chi suonò nel disco. L'autore, pertanto, non si è limitato al puro oggetto di culto, ma ne ha delineato meglio il profilo, citando quella serie di sviluppi - non solo musicali - rintracciabili nella società italiana del tempo. La censura, per esempio: per inezie formali (e sessuofobiche) Dio mio no subì un pesante ostracismo radiotelevisivo ed è curioso notare come quei meccanismi siano raccontati con divertente dovizia di particolari.

Un lavoro profondo, serio, rinforzato da un apparato bibliografico assai prezioso e arricchito da rilevanti scoperte: la rete di cover e coverizzatori di Amore e non amore è ben più intricata di quel che appare in superficie, tanto da toccare artisti insospettabili (iLombroso, l'Ambra di Non è la Rai, Mango, Vasco Rossi).

Indicato a tutti coloro che (forse un po' troppo condizionati da purismerie ideologiche) hanno snobbato l'opera di Battisti, relegandola alla voce canzonette. Amore e non amore può farvi cambiare idea. E il libro di Donato Zoppo convincervi definitivamente.

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