giovedì 28 marzo 2013

L'auto d'epoca e la fiscalità senza segreti



Si è appena svolto a Francavilla Fontana (BR), presso il castello degli Imperiali il convegno organizzato dall'Automotoclub città degli Imperiali e patrocinato dall'IDéeSse Club
Sarà per via dei costi sempre più alti delle polizze assicurative, o forse per la mancanza dei soldi necessari a cambiare l’auto, fatto sta che negli ultimi anni il numero della auto “d’epoca” si è impennato, quasi come lo “spread” ai tempi della crisi finanziaria.

D’altronde i benefici fiscali di cui godono le “vecchiette” (auto con più di venti anni di età), non sono cosa da poco in un momento in cui i costi per il mantenimento dell’auto fanno passare il sonno a migliaia di automobilisti. A gettare però nel panico i novelli “collezionisti” di auto storiche è stata la notizia del loro inserimento all’interno del nuovo “redditometro 2.0”, come presunti indicatori di benessere. Immediate le prese di posizione per condannare la manovra da parte delle associazioni per la tutela e la valorizzazione del patrimonio automobilistico storico del nostro Paese che hanno chiesto un doveroso aggiustamento del “tiro” per non penalizzare chi magari possiede un vecchio “cinquino” e lo spolvera in occasione dei vari raduni rispetto a chi ha nel proprio garage l’intera gamma di Jaguar E-Type.




Incontri, precisazioni, dibattiti e convegni si sono susseguiti negli ultimi mesi e l’ultimo, in ordine di tempo, si è appena svolto a Francavilla Fontana (BR), presso il castello degli Imperiali. “L'auto d'epoca e la fiscalità”, è stato l’eloquente titolo dell’incontro rganizzato dall'Automotoclub città degli Imperiali e patrocinato dall'IDéeSse Club, il sodalizio che riunisce proprietari e appassionati della Citroën DS (ammiraglia della casa francese degli anni '60 e '70). “L’argomento al centro del dibattito era di grande interesse, affermano gli organizzatori, anche a prescindere dalla posizione dei collezionisti d’auto storiche, poiché ha posto in analisi la potestà valutativa dello Stato e dei soggetti accertatori, degli elementi presuntivi del reddito sulla base di una tecnica normativa a volte poco chiara ed in parte lacunosa, che non tiene conto, come in questo caso, della circostanza che il bene non è destinato all’uso continuativo e non comporta, pertanto, una serie di costi che sono invece astrattamente ipotizzabili per i possessori di autoveicoli normali”.
Dopo i saluti del Prefetto di Brindisi, Nicola Prete, i relatori, moderati dall’avvocato tributarista Nicola Lonoce, hanno dato vita ad una disamina dello strumento del redditometro, con un occhio particolare al coinvolgimento dell’auto storica tra gli indici presuntivi del reddito. L’intervento di Angelo Sticchi Damiani, presidente dell’Automobil Club Italia e vice presidente della Federazione internazionale dell’Automobile, è stato focalizzato, in particolare, sui possibili effetti negativi del trattamento reddito metrico dell’automobile sul movimento automobilistico in generale.

A seguire sono intervenuti in modo più “tecnico” Michele Lemme, direttore del Registro Auto Storiche Citroën e vicepresidente dell'IDéeSse Club, che ha introdotto il tema del trattamento fiscale dell’auto d’epoca e di Fabio Aiello, presidente del Consiglio dell’ordine dei Commercialisti di Brindisi, che ha analizzato dettagliatamente il redditometro, anche in confronto al vecchio modello, strumento che, pur riportando la stessa denominazione tecnica, è stato profondamente cambiato con la nuova normativa e può ancora essere utilizzato dall’Amministrazione Finanziaria per gli accertamenti relativi all’anno d’imposta 2008. Massimo Carrozzo, componente della Commissione cultura dell’Asi ha sottolineato poi le ragioni per le quali, secondo il punto di vista dei collezionisti e dei detentori di veicoli storici, l’inserimento dell’auto d'epoca tra gli indici di valutazione della capacità di reddito non è giustificata, quantomeno nella parte in cui non tiene conto dell’elevato valore culturale che i collezionisti rappresentano in un settore che è stato, per anni, la prima industria in Italia. Infine, la chiusura dei lavori, ricordano gli organizzatori, è stata a cura del presidente dell’Automotoclub degli Imperiali, Davide Cito, che ha rivolto i ringraziamenti di rito alla qualificata platea dei partecipanti e al numeroso pubblico che ha seguito il convegno.

Nessun commento:

Posta un commento